Atrofia ossea dentale: gli impianti dentali con poco osso sono ora possibili
Numerosi pazienti sono in una condizione di atrofia ossea dentale, ovvero si trovano nella condizione di voler ricorrere all’implantologia sebbene non siano nella condizione ottimale perché si tratterebbe di inserire impianti dentali con poco osso residuo in bocca.
L’atrofia ossea dentale non è più un limite per gli impianti dentali
Tecniche di implantologia anche con poco osso
L’implantologia attualmente riconosciuta dal Ministero della Sanità Italiano è di tre tipi:
endossea – effettua impianti dentali in presenza di osso integro
transossea – relativa ad impianti per pazienti con asportazioni ossee di natura neoplastica (casi particolari a sé stanti)
iuxtaossea – per realizzare impianti dentali con poco osso residuo
Atrofia ossea dentale: quando si verifica
Estrazioni dei denti
La necessità di applicare impianti dentali nei casi di atrofia ossea dentale è frequente per quei pazienti che hanno subito estrazioni dei denti naturali.
Infatti quando questi vengono estratti si assiste ad un rimaneggiamento dell’osso dentale che li conteneva sia verticalmente che trasversalmente.
Se si attendono anni dopo una estrazione, o se l’estrazione dei denti è stata complicata chirurgicamente, si assiste ad una perdita ossea molto importante.
In queste condizioni non è più consentito il posizionamento di impianti dentali endossei perché l’atrofia ossea dentale è troppo importante.
Dentiere
Un altro fattore che può richiedere di effettuare impianti dentali con atrofia ossea dentale è l’uso prolungato di una protesi mobile tipo dentiera o scheletrato.
L’utilizzo di questa protesi può consumare l’osso sottostante impedendo di fatto la possibilità di inserire impianti dentali tradizionali.
Questa condizione è molto frequente nei pazienti della terza età che richiedono la possibilità di avere denti fissi per meglio masticare e che quindi cercano una soluzione per applicare impianti dentali con poco osso.
Dall’implantologia endossea a quella iuxtaossea
Implantologia dentale endossea
Gli impianti dentali di natura endossea sono strutturati in modo che l’impianto, a forma cilindrica che simula la forma della radice dentale da sostituire, entri nell’osso come una vite entra nel legno.
In questa branca dell’implantologia, che rappresenta quella maggiormente utilizzata e di larga diffusione, il requisito fondamentale è la presenza di osso sufficiente a contenere l’impianto ed è pertanto inutilizzabile nei casi di atrofia ossea.
Vale la pena tentare la rigenerazione nei casi di atrofia ossea dentale?
Nei casi di atrofia ossea dentale marcata l’implantologo non ha di fatto osso dentale residuo ufficiente per gli impianti dentali tradizionali. Le alternative in questo caso sono due:
rigenerare l’osso andato perduto
cambiare il tipo di implantologia al fine di assicurare una dentatura fissa al paziente
La rigenerazione ossea ha tempi lunghi di attesa, anche superiori all’anno.
In aggiunta a ciò questa pratica non garantisce né la quantità né la qualità sufficiente di osso neoformato al fine di una implantologia endossea.
Questo approccio obbliga il paziente a ulteriori interventi chirurgici anche molto invasivi ed ha una prognosi di successo a lungo termine non predicibile date le numerose variabili in gioco.
Tale metodo presuppone un innesto osseo dentale, spesso preso dalla banca dell’osso (osso umano da donatore) o da animali.
Proprio la necessità di prelevare il materiale biologico da altri esseri viventi spesso non trova l’accordo dei pazienti che preferiscono evitare i rischi di contaminazioni.
L’atrofia ossea dentale risolta con l’implantologia iuxta ossea
Di recente è stata rivalutata la possibilità di utilizzare l’implantologia iuxta ossea o sottoperiostale proprio per andare incontro alle esigenze di effettuare impianti dentali con poco osso.
Il periostio è una sottile membrana che avvolge l’osso sotto la gengiva.
Si tratta di un tipo di implantologia già usata in passato e abbandonata agli inizi degli anni 2000 per l’alta percentuale di insuccessi.
Oggi abbiamo completamente rivoluzionato questa tecnica che di fatto, rispetto alla metodologia usata in passato, ne mantiene solo il nome.
Grazie al progresso fatto dall’utilizzo dei computer in Odontoiatria (CAD CAM) e del laser nel processo di produzione, possiamo ora costruire su misura per ogni singolo paziente un impianto che anziché sfruttare l’osso in profondità lo sfrutta per quanto concerne la sua superficie.
I tecnici, in collaborazione con l’implantologo, disegnano e costruiscono una rete o griglia che ha già l’ancoraggio per i denti di protesi.
In un unico intervento chirurgico questa griglia viene posizionata sulla superficie dell’osso e bloccata con microviti di fissaggio.
Nessuna terapia rigenerativa è quindi necessaria e alla fine dell’intervento il paziente può già calzare i denti provvisori.
Grazie ad essi viene infatti garantito un adeguato comfort durante la guarigione gengivale.
Questo tipo di implantologiarappresenta un enorme passo avanti nei casi di grave atrofia ossea dentale, proprio nei casi in cui c’è poco osso per inserire gli impianti.
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